Il Sagrantino di Montefalco, vino di antica nobiltà
Sagrantino non è solo il nome del vino, anche il vitigno da cui deriva, e come il vino si distingue per le sue doti caratteristiche che ne fanno un prodotto di pregio, così il vitigno si differenzia dagli altri per tutta una serie di elementi vegetativi e funzionali che lo pongono in una sfera ampelografica tutta particolare.
Legno robusto, con tralci e frutto di notevole diametro, di colore giallognolo chiaro, internodo medio corto, presenta le gemme più feconde verso la zona terminale, le foglie piccole, verde intenso, molto frastagliate, danno alla pianta quasi un aspetto selvatico, il grappolo tende alla dimensione piccola, mediamente serrato, acini rotondeggianti, piuttosto piccoli, di colore tipico delle uve nere ma molto marcato, la maturazione è in terza epoca.
In passato era allevato nelle tradizionali alberate con sostegni vivi, come l'acero, il fanfano, l'olmo, oggi si presta bene a forme di allevamento a cordone, come per esempio il verticale, con due o tre ordini di doppi rami a frutto decrescenti verso l'alto e uno sperone per ogni ramo. Il contenuto in zucchero è sempre notevole, anche nelle annate più avare, la produzione non è molto elevata, come del resto tutti i vitigni nobili non presentano eccessive quantità.
E' certo che l'origine di questa vite si perde nel tempo, alcuni autori vogliono identificarla nella "itriola" descritta da Plinio il Vecchio e coltivata nel municipio di Mevania, ma potrebbe essere stata importata dalla Spagna da i primi seguaci di San Francesco (Fronzi 1916); è sicuro però che il vino di Montefalco, come ricorda il Nessi, costituiva un prodotto di spicco di quelle terre, anche prima dell'epoca rinascimentale tanto da essere considerato dono di prestigio per onorare principi, pontefici, legati pontifici.
Il suo nome ha forse origine popolare, come vino della festa, consumato nel giorno delle sagre, bevuto alla fine dei pasti perchè dolce delicato, ottenuto dall'uva fatta passire e vinificata ai primi freddi dell'inverno incipiente.
Ai nostri giorni si producono due tipi di questo vino, il disciplinare che ne ha sancito la denominazione di origine controllata con Decreto del Presidente della Repubblica del 30/10/1979, riconosce il Sagrantino di Montefalco, come vino di colore rubino tendente al granato, d'odore delicato simile a quello delle more di rovo, di sapore armonico asciutto, con produzione alcolica minima di 12,5° e il Sagrantino di Montefalco Passito, con colore rosso tendente al granato, odore delicato che ricorda quello delle ore di rovo caratteristico, sapore abboccato di piacevole corposità e gradazione alcolica minima di 14°.
Il sagrantino secco è stata una piacevole novità, e con questo non si è voluto rompere una tradizione, ma al contrario dare più spazio al suo consumo, perchè bene si accosta a piatti di grandi arrosti, a salmì, o pietanze piccanti, come hanno riscontrato molti esperti della cucina e cuochi di valore.
Ma se nella sera, al termine di una faticosa giornata, quando c'è il silenzio intorno e il pensiero corre lontano ai ricordi, o cede alle preoccupazioni della vita, allora sul bicchiere di cristallo, il vino di Montefalco, nei suoi riflessi del più puro rubino, sarà veramente d'aiuto alla nostra meditazione.
Per saldare poi il passato al presente, per continuare le tradizioni che legano gli uomini piuttosto che dividerli, per stringere amicizie sincere e durevoli, per far conoscere lo spirito della nostra terra feconda e i suoi generosi frutti, si è costituita la Confraternita del Sagrantino che tutto questo vuole.
Dott. Marcello Tassi
(primo "Gran Cordone" della Confraternita del Sagrantino)
Confraternita del Sagrantino
Largo Antonio Gramsci, 5 Bevagna (PG)
CF 91003290540