Le origini del Sagrantino

 

Una cosa è certa. La vocazione viticola della zona di Montefalco risale alla notte dei tempi. I testi scritti sono rari e complicata risulta la ricerca di riferimenti precisi, ci aiuta Plinio il Vecchio quando ricorda un’uva pregiata nominata Itriola che veniva prodotta nei territori del municipio di Bevagna e nel Piceno.
Da allora un lungo silenzio, almeno sulla base degli studi finora effettuati, fino all’anno mille. Da quel momento, dapprima con documentazione rarefatta e poi man mano più precisa e serrata, l’importanza economica e sociale della vite e del vino in tutta la zona appare evidente.
In questo percorso storico tra i filari di Montefalco non appare mai il nome Sagrantino, il vitigno che è il simbolo di questa terra e di questa gente.
Nulla si sa con certezza sulla origine del Sagrantino. Si ipotizza che non sia una varietà locale bensì importata, forse da uno dei numerosi seguaci di S. Francesco di Assisi. Una circostanza rafforza questa ipotesi. Nel 1452, ai piedi di Montefalco, in una collinetta, a Camiano, si tenne il Capitolo Generale del Terzo Ordine francescano che nasceva allora e si era distaccato dal Conventuale di Assisi e qui si era creata una comunità fondata da Angelo Clareno, i fraticelli di povera vita. Arrivarono in questo territorio frati francescani e monaci praticamente da ogni parte del mondo allora conosciuto, quindi niente di più facile che questo vitigno arrivasse attraverso loro. Ma c’è anche un’altra ipotesi suggestiva. Nel monastero di San Leonardo in epoca remota c’era anche un ospedale molto conosciuto e abbastanza efficiente e quindi un punto di attrazione di una moltitudine di pellegrini che andavano per via portando con se semi, piccoli bastoni, piccole piante e, certamente, anche barbatelle.
Rimane l’incertezza sull’origine del nome. Una interpretazione che appare forse semplicistica lo fa derivare dall’uso di questo vino dolce passito, come era il Sagrantino tradizionale, durante la messa da cui vino sacro o sagrantino.
La menzione per ora più antica sulla coltivazione dell’uva “Sagrantina” a Montefalco risale al 1549 ed è documentata da una ordinazione di mosto di Sagrantino da parte dell’ebreo Guglielmo, mercante di Trevi, e di sua moglie Stella.
In un contratto di mezzadria del 1575 si fa riferimento a “quattro pergole di Sagrantino” esistenti nei terreni ceduti.
Nel 1925 alla Mostra enologica dell’Umbria, la cittadina di Montefalco era definita centro vinicolo più importante della regione: “Montefalco occupa il primo posto nella cultura del vigneto specializzato con un prodotto medio annuo di 65 quintali d’uva per ettaro”.
Negli anni successivi la viticoltura della zona non ebbe fortuna. Negli anni Sessanta la vecchia tradizione del Sagrantino passito sembrava essere scivolata nell’oblio, il mercato sembrava lo stesse dimenticando e lo stesso vitigno stava per essere abbandonato.
La produzione di passito era limitatissima, una damigiana, a volte due, o solo qualche decina di litri per uso casalingo.
Fu allora che nacque il Sagrantino secco.
La vendemmia del 1972 rappresentò la prima prova di vinificazione di Sagrantino secco. In quel periodo fu presentata la richiesta della DOC, fissando il disciplinare e la delimitazione della zona di produzione.
Il Sagrantino era risorto!
Il riconoscimento della DOC fu concesso nel 1979, seguito nel 1992 dalla DOCG, a testimonianza della importanza che riveste questo vino nella tradizione enoica nazionale.tratto dal libro:
Roberto Spera
Il Sagrantino di Montefalco
Collana Vininviaggio – Ali&no Editrice Perugia

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